storia dei borghi

COMUNE DI MONTECCHIO

Situato su di un’altura che domina la valle del Tevere, il paese di Montecchio conserva ancora intatto il carattere di borgo medievale con i suoi piccoli e curiosi vicoli e le poderose mura di cinta. La storia di questo territorio però inizia da molto più lontano; già in epoca preromana, infatti, il territorio era conosciuto ed abitato, come dimostra la vasta Necropoli del Vallone di San Lorenzo, scoperta alla metà del 1800 dall’archeologo Domenico Golini. Le prime fonti scritte su Montecchio sono datate 1154.

Il nucleo originario del castello risale al 1165 circa ad opera della famiglia Chiaravalle di Todi che si ritirò qui in seguito alle lotte tra guelfi e ghibellini, mentre nel 1190 si costruì la seconda cerchia fortificata, sia per una maggior difesa del borgo, sia per l’incremento della popolazione; gli ampliamenti andarono avanti fino alla metà del XIII secolo. Sui possedimenti del “Castrum Monticuli” vi governarono i Chiaravalle, gli Alviano, i Baschi e i Colonna; nel XVI secolo fu poi la volta della famiglia degli Atti di Todi, come dimostrano ancora i nomi di alcune strade del centro storico. A partire dal 1607 fu sotto il controllo dei Corsini. Con la fondazione del Regno di Italia nel 1860 il territorio di Montecchio passa sotto la giurisdizione del Comune di Baschi e così rimane fino al 1948 quando Montecchio diventerà Comune autonomo con le frazioni di Tenaglie e Melezzole.

COMUNE DI GUARDEA

Il primo insediamento documentato era in località Marruto, da dove gli abitanti emigrarono e fondarono il castello, detto Castello del Poggio, intorno al 1035. Nel XII secolo un discendente di un conte dei Baschi della Guascogna fondò, sulla cima del colle che sovrasta l’attuale paese, un castello a guardia del territorio. L’origine del nome, dal tedesco “wart” (guardiano), dimostra che Guardea nacque come “posto di vedetta”.

Nel XIII secolo il castello divenne proprietà della famiglia dei signori di Alviano che lo tennero fino al 1581 quando Caterina Cervara, nipote di Bartolomeo d’Alviano, lo portò in dote al marito Ludovico di Marsciano. Successivamente gli abitanti si trasferirono più a valle, dando vita alla nascita dell’attuale centro di Guardea, che da quel momento fece parte dello Stato Pontificio fino all’annessione al Regno d’Italia (1860). Le tracce più antiche di presenza umana sul territorio risalgono al Paleolitico, come attestano gli strumenti e le numerose schegge di selce conservati nella sede del Gruppo Archeologico. Interessanti le mura megalitiche (località Fossi), risalenti al III-II secolo a.C.: gli imponenti tratti di mura sono i resti di un sistema che serviva ad arginare le acque dei torrenti e del Tevere per preservare i terreni agricoli.

Sul colle alle spalle del paese si stagliano i resti dell’antico castello di Guardea Vecchia: ancora visibili in gran parte il sistema delle otto torri (sei quadrangolari e due semicircolari) e il grande mastio centrale. Quasi dirimpetto a Guardea Vecchia, è situato il Castello del Poggio, l’antico sistema difensivo rimasto inalterato nei secoli. Attualmente, dopo un accurato restauro, è la sede italiana del Club of Budapest, organismo internazionale che si occupa dello sviluppo della coscienza civile universale. In città, sull’elegante piazza Panfili si affaccia la chiesa di San Pietro e San Cesareo del XVIII secolo, che custodisce le spoglie del Beato Pascuccio, patrono della città. Accanto alle scuole, al centro di un grande parco attrezzato, si innalza l’Arco della Coscienza Planetaria in cui sono incastonate pietre inviate da sindaci di ogni parte del mondo. Nei dintorni, poco fuori Guardea, i resti della chiesa e dell’Eremo di Sant’Illuminata (anno 1007): poco distante è la grotta dove si ritirò in preghiera San Francesco, dormendo sopra un masso di travertino tuttora oggetto di culto.

COMUNE DI AVIGLIANO UMBRO

SANTA RESTITUTA Il piccolo centro mantiene inalterato il fascino dei borghi antichi. Le case si allineano intorno a un strada gradinata che sale verso la parte alta del paese, un tempo occupata da un castello sorto con funzioni di difesa del corridoio bizantino e protagonista di diverse vicende storiche, tra cui la presenza nel 1495, del re di Francia Carlo VII, con 3000 Francesi, che pose i suoi accampamenti sul posto, occupando anche Toscolano e chiedendo il riscatto a Todi. Un particolare urbanistico interessante è dato dal fatto che le stesse case, addossate le une alle altre e rafforzate da alcuni torrioni, fungono da cinta muraria. L’accesso al borgo è garantito da quattro porte. Il primitivo nucleo fortificato sorgeva più in alto, sul monte Pianello, dove ancora è possibile rintracciare alcuni resti.

Nella chiesa parrocchiale di Santa Restituta al suo interno si ammirano affreschi e una statua lignea detta della Madonna del Pero, opera del XV secolo. Chiesa di San Michele È la chiesa annessa al cimitero: ha semplice impostazione romanica. Paragnano. Un tempo fu un potente borgo fortificato con Forte Cesare e Civitella. Attualmente è solo una casa colonica nei pressi di Santa Restituta. Un’importante risorsa economica di Santa Restituta, come di Toscolano, è data dalle castagne, assai pregiate per la loro qualità.

Grotta Bella. La Grotta è stata scoperta nel 1902, ma esplorata tra il 1971 e il 1973. Si apre sul fianco del monte Aiola: l’accesso è in parte coperto dalla vegetazione. Dalla apertura iniziale – misura circa 9 metri – si accede a un grande vano ricco di concrezioni stalattitiche e stalagmitiche. Da qui si diramano poi una serie di ambienti minori ove è possibile rilevare notevoli fenomeni carsici. Essi sono collegati da due cunicoli uno dei quali presenta una tale rete di intersecazioni che danno luogo a un vero e proprio labirinto. La grotta però si è rivelata una scoperta particolarmente interessante per la conoscenza della storia dell’uomo. Essa, oltre che per i suoi valori ambientali ha rilievo storico e archeologico poiché, nella cavità, sono stati rinvenuti materiali ceramici di diverse epoche che attestano la presenza di un insediamento già a partire dal Neolitico. Il ritrovamento di una stipe votiva dimostra inoltre che la grotta, a partire dal VI secolo a.C. e fino al 1 secolo a.C., era divenuta luogo di culto. Probabilmente, date le caratteristiche del sito, si trattava di divinità legate alle acque – le cavità naturali costituivano un legame diretto con il mondo sotterraneo – e agricolo-pastorali.

A partire dai primi anni del ‘700 le montagne del circondario particolarmente ricche di boschi che fornivano legno prezioso e abbondanza di castagne, vennero contese da Guardea: la disputa è stata risolta solo dopo due secoli a favore di Santa Restituta. Sul monte Pianicel Grande e sul monte Aiola, nella zona compresa tra i centri di Santa Restituta e Toscolano, prevalgono i castagneti – ma non mancano leccete e quercete – che sono parte fondamentale dell’economia di questi paesi sia per quanto riguarda la produzione di marroni che di legname. Largamente praticata è la caccia: quella alle palombe fu talmente redditizia da garantire, fino a tutto l’800 agli abitanti del luogo, la possibilità di pagare le tasse dell’enfiteusi. Sui rilievi di Santa Restituta è stato rinvenuto un albero che conta molte centinaia di anni e che pertanto costituisce uno degli esemplari più antichi d’Europa. Si tratta di un acero comunemente chiamato “Acerone” per la sua mole.

TOSCOLANO

Il toponimo deriva dalla gens Toscola. Il borgo medievale si distribuisce alle pendici del monte Croce di Serra, in splendida posizione panoramica ed è immerso in folti boschi di castagni. Ha un impianto urbano circolare, racchiuso entro una solida cinta muraria con possenti torrioni che furono ristrutturati nel 1442. Le case, all’interno del borgo, si addossano alle mura seguendone l’andamento. Già sviluppato agli inizi del XIII secolo, il castello garantiva la difesa della zona di confine con le vicine Melezzole e Santa Restituta. Fece parte del territorio di Todi, come dimostra lo stemma che campeggia sopra una delle porte di accesso al castrum. Il sito originario della fortezza è individuabile nei ruderi di Toscolano Vecchia.

Chiesa di Sant’Apollinare. La costruzione risale al XVIII secolo. All’interno si ammirano: Crocifissione tra la Madonna e i santi Francesco, Carlo Borromeo e vescovo martire di Andrea Polinori (XVII sec.); Madonna del Rosario di Pietro Paolo Sensi da Todi (XVII sec.); Madonna col Bambino e Santi, non attribuita. In un messale conservato a Toscolano nella chiesa di Sant’Apollinare si può leggere la firma di Carlo VIII re di Francia, che occupò il castello nel 1495. Chiesa della Santissima Annunziata – Edicola votiva di Toscolano. La cappella, antica edicola votiva, si trova alla periferia di Toscolano. È stata scoperta nel 1985. In essa, oltre a molti ex voto donati alla chiesa a seguito di una pestilenza, è visibile un grande affresco, una “Maestà”, da Federico Zeri attribuita a Piermatteo d’Amelia. Il cielo di Piermatteo d’Amelia (1481 – 83 ca.). Sull’arco della fronte è dipinta una Annunciazione con l’Angelo a sinistra, la Madonna con libro aperto in mano a destra e, al centro in alto il Padre Eterno.

Edicola. Sulla parete di fondo si trova la Madonna in trono col Bambino, i santi Rocco e Sebastiano e gli Angeli con segni di ridipintura settecentesca. Tale immagine è speculare alla Madonna di Porchiano di Amelia e alla Madonna di Berlino, anch’esse di Piermatteo d’Amelia. Nella volta sono rappresentati i quattro Evangelisti. Al centro della volta è raffigurato il Padre Eterno benedicente. Ai lati, sulle pareti, si osservano resti di affreschi di otto Santi, tra cui San Francesco, santa Caterina d’Alessandria, santa Maria Maddalena, santo martire, sant’Antonio abate e santa Lucia. Fra Faostino (1595-Trevi 1679). Nativo di Toscolano, il frate viaggiò in Terra Santa. Il resoconto si trova nel suo “Itinerario di Terrasanta” ove descrive popoli, usi e costumi della società araba. Mogol, il famoso autore di testi di canzoni di successo, per lungo tempo in sodalizio con il cantante Lucio Battisti, ha creato a Toscolano la Città della Musica : è una vera e propria scuola per musicisti, parolieri e cantanti provenienti da ogni parte del mondo che si prefigge la conoscenza e l’approfondimento delle strumentalità di base della musica coniugandole con la libera espressione e la creatività di ciascuno.

COMUNE DI BASCHI

Baschi, che sorge sulla riva sinistra del Tevere poco distante dalla confluenza con il Paglia, è il capoluogo di un grande comune che comprende oltre al suo antico territorio, altri paesi e raggruppamenti di case posti sui colli, verso Todi: Acqualoreto, Morre, Morruzze, Collelungo, Civitella del lago, Cerreto, Scoppieto e Vagli. Poco o nulla sappiamo della sua storia in età preromana. E’, invece, ben documentato il periodo romano: in effetti era “l’antica città di Veascium, dove, secondo Diodoro di Sicilia, i Galli, capeggiati da Brenno, furono battuti da Furio Camillo sette mesi dopo la battaglia del fiume Allia, il 16 luglio del 364 dalla fondazione di Roma e 390 anni prima della nascita di Cristo” .

In epoca romana la zona era densamente popolata e numerosi sono i reperti archeologici ritrovati. Il comune (rurale) nacque e si sviluppò in seno ad una signoria che fu una delle più lunghe: signoria che fu detta dei Baschi. Prodi ed impetuosi cavalieri, i Baschi (di quasi certa origine longobarda) abbracciarono la causa ghibellina. Li troviamo coinvolti in grandi avvenimenti dell’Italia centrale, come la discesa di Arrigo VII di Lussemburgo, e di Ludovico di Baviera, e durante le lotte contro i loro acerrimi nemici guelfi. Imparentati con le maggiori famiglie (Aldobrandeschi, Farnese, Orsini, Baglioni, Caetani, Vitelleschi, Baglioni ecc.), nei secoli XIII e XIV raggiunsero il loro massimo potere arrivando ad avere 60 castelli con possedimenti che si estendavano in Umbria, in Toscana fino al mare, nelle Marche fino a Camerino. Machiavelli nel 2° libro della sua Storia di Firenze dice che “dall’anno 1215 i Baschi erano tra le famiglie più nobili di Firenze”; e nel libro 8° che “intorno all’anno 1478 la famiglia Baschi era per nobiltà e ricchezze la più splendida di Firenze senza fare eccezione nemmeno per i Medici”.

I Baschi si svilupparono in diversi rami che rimasero sempre uniti in “consorteria”, essendo in comune i diritti nei loro castelli e per qualsiasi impresa erano concordi e pronti all’azione. “Troviamo spesso i Baschi di Montemarano, di Vitozzo (Toscana), del ramo originario ed altri impegnati nel tentativo, sviluppatosi per tutto il XIV secolo ma non condotto a buon fine, di creare un feudo territorialmente grande e forte, sostituendosi nel dominio aldobrandesco ormai avviato alla rovina (“Vitozza, un centro abbandonato, San Quirico, un centro nuovo”- Angelo Biondi-1988) Tuttavia non mancarono le lotte intestine: basta ricordare il massacro della Signora Bernardina e di alcuni suoi figli nel castello di Baschi, perpetrato dai parenti Baschi di Carnano (Montecchio) nel 1553. Il primo Signore di Baschi di cui abbiamo notizia si chiama Ugolino e viveva nel 1080. I nomi più ricorrenti della casata sono Ugolino e Ranieri.

Nel 1809 Roma e lo Stato pontificio vennero annessi alla Francia, dopo l’occupazione di Napoleone. Baschi fece parte del Circondario di Todi insieme ad Orvieto, Dipartimento del Trasimeno. Nel 1960 Baschi passò al governo italiano con Orvieto e Todi. Nel 1891 il Palazzo del Conte Ranuccio, oggi sede del Comune, era diviso in tre parti, tra la Banca Romana, il signor Gaddi erede dell’ultimo Buccisanti a sua volta erede dei Mazzanti, e i Francisci che vendettero la loro parte al Comune, il quale vi stabilì la sede dell’Amministrazione comunale. Ad Orvieto esistono ancora i discendenti di Angelina dei Baschi. La famiglia Baschi si estese e ramificò anche in Francia. Nel 1412 Guiscardo dei Baschi, signore di Vitozzo (diocesi di Sovana), di Morano e di Latera, insieme alla moglie Giacomina Farnese, figlia di Ranuccio Farnese, e ai due figli Bertoldo e Romana, seguì Luigi II d’Angiò, re di Napoli e Conte di Provenza; il re lo aveva nominato suo Scudiero d’onore. Si stabilì nel castello di Thoard (Basses Alpes); acquistò poi i castelli di Barras, Saint-Estève e Tournefort. Thoard rimase sempre la “casa madre” dei Baschi di Francia, che si svilupparono in due rami principali, di Saint- Estève e di Saint- Pierre, e in altri rami secondari. I Baschi figurano tra i nobili di Francia e molti di loro hanno svolto ruoli importanti e ricoperto alte cariche nella diplomazia, nell’esercito, nella politica. Alcuni hanno vissuto a stretto contatto con i re, in qualità di Scudieri, “Maitres d’hotel”, “Gentilhommes ordinaires de la chambre du Roi”, consiglieri. A molti sono state conferite le più alte onorificenze, quali “Cavaliere della Legion d’onore”, “Cavaliere di San Luigi”, “Gran Croce dell’0rdine reale e militare di San Luigi”, e perfino “Pari di Francia”.

Ricordiamo molto brevemente il Conte François de Baschi de Saint- Estève, che militò per tre anni nella seconda compagnia dei Moschettieri del Re, poi fu nominato Ministro plenipotenziario presso l’Elettore di Baviera (1748); nel 1750 fu inviato in Portogallo come ambasciatore e nel 1760 a Venezia, sempre in qualità di ambasciatore. Sposò Charlotte Victoire le Normant, di venti anni più giovane, e divenne cognato di Madame de Pompadour, la favorita di Luigi XV; frequentò, insieme alla moglie, la corte e fu insignito delle più alte onorificenze, tra cui quella di “Pari di Francia”.

Orgoglioso delle sue origini italiane, dopo il 1749 venne in Umbria per conoscere i parenti di Baschi e di Orvieto: il Conte Francesco Maria di Baschi, Angelina e il marito di lei, il Conte Mazzanti, instaurando con loro una interessante e affettuosa corrispondenza epistolare. Degno di essere conosciuto è anche Charles de Baschi, Marchese di Aubais e del Cayla (Languedoc): anch’egli fu moschettiere del Re prima di ritirarsi nei suoi possedimenti del sud; molto amato dai sudditi, dedicò la sua vita alle lettere, scrisse “Pièces fugitives pour servir à l’histoire de France” ed altre opere sempre di ricerca storica, ma fu soprattutto un grande “rassembleur de livres”: ogni anno si recava a Parigi con due carrozze una delle quali veniva riempita di libri; ne raccolse ben 30.000; per ospitarli fece aggiungere un’ala al suo splendido castello (che contava tante finestre quanti sono i giorni dell’anno) di Aubais. Il castello fu incendiato il 1 aprile 1792, ed anche quello di Thoard fu massacrato dai rivoluzionari.

L’ultimo dei Baschi di Francia fu Achille Pierre Antoine de Baschi, Conte del Cayla, ufficiale superiore, Cavaliere dell’Ordine Reale e militare di S. Luigi, Pari di Francia, nato nel 1775 a Parigi nel Palais Bourbon, morto il 14 agosto 1851. Sua moglie, Zoé Talon de Baschi Contessa del Cayla, divenne la favorita del Re Luigi XVIII, e quindi si separò da lui “de corps et de biens”. Ebbero due figli Ugolino che morì prima dei genitori (fu quindi l’ultimo Baschi generato) e Ugolina Valentina che sposò il principe di Craon.